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CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA | L'ANALISI DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

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CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA | L'ANALISI DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

 

Confindustria Emilia-Romagna: Rallenta il ritmo di espansione dell’economia. L’industria regionale resta solida in un contesto molto incerto, in attesa di una ripresa della domanda mondiale, del rientro dell’inflazione e una discesa dei tassi di interesse. Accelerare il piano Transizione 5.0 per dare una spinta agli investimenti

Unioncamere Emilia-Romagna: Per un’economia così competitiva nel mondo come quella della nostra regione i primi mesi dell’anno hanno registrato, in quasi tutti i settori, il rallentamento nel 2023 dei mercati internazionali. L’impatto è stato più importante per le imprese di piccola dimensione. La consapevolezza degli imprenditori sugli scenari della nuova globalizzazione va affiancata con politiche per favorire la crescita dimensionale e l’investimento in innovazione

Intesa Sanpaolo: Credito alle imprese in linea con il sistema nazionale. I prestiti all’industria hanno tenuto meglio che nel resto d’Italia, riducendosi in misura minore e mostrando un assestamento del trend. I depositi delle imprese sono tornati in crescita e resta alto il grado di liquidità, a conferma del rafforzamento finanziario conseguito nel tempo

 

L’economia regionale, secondo l’analisi di Confindustria Emilia-Romagna, rallenta la dinamica di espansione nella prima parte del 2024, in linea con il resto del Paese. Il primo trimestre si è chiuso con un calo tendenziale della produzione, un portafoglio ordini in peggioramento e una frenata dell’export.

Per il trimestre in corso non si intravedono segnali di svolta rilevanti per il comparto manifatturiero dell’Emilia-Romagna, con la produzione sostanzialmente stabile e aspettative sugli ordini provenienti dall’estero ridimensionate, mentre il settore dei servizi è in moderata espansione.

I fattori critici sono molti, a partire dai conflitti in corso e le tensioni geopolitiche, con possibili ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, sul commercio internazionale, sui trasporti soprattutto via mare. I costi del credito sono ancora elevati, nonostante i primi timidi interventi della BCE sui tassi, come anche il costo dell’energia, con impatti rilevanti per i settori energy intensive come ceramica, metallurgia, chimica. In questo quadro, le imprese di minori dimensioni soffrono più delle medio-grandi.

Il deciso aumento delle ore di cassa integrazione autorizzate rispetto allo stesso periodo del 2023 (+69%) conferma l’atteggiamento di prudenza delle imprese, anche se non si tradurranno necessariamente in un utilizzo effettivo.

«Il rallentamento della crescita – dichiara Alessandro Malavolti, Delegato di Confindustria Emilia-Romagna per l’internazionalizzazioneè influenzato da consumi deboli, una domanda estera in frenata e investimenti fermi. Servono scelte di politica industriale coraggiose. Sulle decisioni di investimento, in particolare delle piccole imprese, pesano i tassi di interesse ancora elevati. Molti piani di investimento sono congelati in attesa dei provvedimenti attuativi degli incentivi per sbloccare i crediti di imposta del piano Transizione 5.0, annunciato da molti mesi. Interventi più decisi della BCE sui tassi e lo sblocco del piano Transizione 5.0 darebbero una forte spinta agli investimenti e alla fiducia delle imprese, consentendo di impostare piani di sviluppo industriale con orizzonti temporali più lunghi.

Un altro elemento critico è il costo dell’energia elettrica, molto più elevato in Italia rispetto agli altri Paesi europei, quattro volte in più rispetto alla Spagna, il triplo della Francia, un terzo in più della Germania, e ciò si traduce in una forte perdita di competitività per le nostre imprese. Dobbiamo puntare ad un mercato unico dell’energia in Europa e all’indipendenza energetica, anche attraverso il ricorso all’energia nucleare di quarta generazione, per raggiungere gli obiettivi climatici garantendo allo stesso tempo il futuro dell’industria europea.

Si conferma – conclude Malavolti  -  la difficoltà a trovare lavoratori qualificati, in una fase in cui le imprese hanno l’esigenza di rafforzare le competenze necessarie per affrontare le transizioni digitale e verde».

 

 

In allegato

- Comunicato stampa integrale 
- Nota congiunturale Confindustria Emilia-Romagna