CONGIUNTURA IN EMILIA-ROMAGNA | SITUAZIONE E PROSPETTIVE NELL'ANALISI DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO
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CONGIUNTURA IN EMILIA-ROMAGNA | SITUAZIONE E PROSPETTIVE NELL'ANALISI DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO
CONGIUNTURA IN EMILIA-ROMAGNA
Bologna, 10 marzo 2025
Confindustria Emilia-Romagna: Previsioni moderatamente ottimiste degli imprenditori. Rallenta l’industria, meglio i servizi, in sofferenza le piccole aziende. È sempre più difficile fare impresa. Occorre alimentare il clima di fiducia per far ripartire gli investimenti.
Unioncamere Emilia-Romagna: Nel 2024 l’attività industriale in regione ha risentito degli scenari internazionali rallentando fatturato e produzione attorno al -3% e gli ordini interni del -5%. Confermata la competitività internazionale delle industrie regionali con gli ordini dall’estero rimasti invariati. Nel 2025 il valore aggiunto dovrebbe avere un lievissimo arretramento, -0,1%, ma ogni previsione è legata all’incertezza sulle decisioni che verranno assunte a livello internazionale in materia di dazi doganali.
Intesa Sanpaolo: La domanda di credito delle imprese è rimasta debole, condizionando l’evoluzione dei prestiti. I finanziamenti all’industria hanno chiuso il 2024 con un andamento allineato alla media annua. Graduale ripresa dei prestiti alle famiglie, in crescita moderata. Depositi delle imprese stabili, resta alto il loro grado di liquidità.
L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna relativa alle previsioni per il primo semestre 2025 registra un andamento molto cauto di aspettative da parte dell’industria. Il clima è di moderato ottimismo nelle imprese di medio-grandi dimensioni, mentre quelle piccole mostrano maggiore difficoltà.
La produzione è attesa in aumento dal 30% degli imprenditori, con un saldo positivo tra ottimisti e pessimisti di quasi 14 punti. Il 32% delle imprese prevede ordini totali in aumento. Più misurate le attese circa gli ordini esteri, attesi in crescita solo dal 25% degli imprenditori. Un’azienda su quattro prevede nel semestre in corso un aumento dell’occupazione e il 70% una situazione stazionaria.
Circa la dimensione d’impresa si evidenzia una forte differenza tra piccole e medio-grandi aziende, con prospettive meno favorevoli da parte di quelle di minori dimensioni. Il 58% delle piccole imprese si attende un andamento stazionario della produzione, con un saldo negativo tra ottimisti e pessimisti pari a -1 punto. Più orientate all’ottimismo le imprese di medio-grandi dimensioni: il 49% delle grandi aziende si attende un aumento della produzione, il 36% un aumento degli ordini e il 26% di quelli esteri, mentre il 25% delle aziende di medie dimensioni prevede un incremento della produzione, il 27% degli ordini e il 17% di quelli dall’estero.
Rispetto ai settori merceologici le previsioni sono positive per produzione e ordini nei settori alimentare, legno, carta/stampa e, in minore misura, chimica/farmaceutica e meccanica. Aspettative negative nei settori tessile/abbigliamento, ceramica, metallurgia, macchine elettroniche e automotive.
In generale le prospettive per i prossimi mesi sono fortemente condizionate dalle incertezze e dalle dinamiche geopolitiche, a partire dal rischio dei dazi, e da fattori comuni nell’area euro come la debolezza della domanda internazionale, la recessione dell’industria dovuta al calo della domanda dei beni durevoli, con la crisi di settori strategici come l’automotive, e l’aumento dei costi dell’energia.
«In un contesto generale così complesso – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi – occorre l’impegno di tutti per alimentare un clima di fiducia, indispensabile per le imprese per far ripartire gli investimenti. L’industria è fondamentale per il futuro, per lo sviluppo, per la crescita economica e per il lavoro. Oggi è sempre più difficile fare impresa: gli adempimenti burocratici drenano tempo e risorse umane e finanziarie, mentre l’obiettivo deve essere liberare risorse per investimenti, ricerca, innovazione. Per competere alla pari con la concorrenza globale abbiamo bisogno di un’Europa che riporti l’industria al centro, con maggiore sostegno e minori vincoli regolatori. Le recenti proposte sul nuovo Clean Industrial Act e sul Piano di Azione per l’automotive non sembrano andare in questa direzione, come pure gli oneri (ETS) legati allo sforamento delle emissioni di CO2 che penalizzano le imprese europee rispetto ai concorrenti internazionali, anche a causa delle speculazioni sui mercati.
Quando la situazione internazionale si stabilizzerà – prosegue la Presidente – avremo certamente un impulso alla crescita. Nel frattempo le imprese devono sviluppare e innovare la propria offerta, cercare nuove opportunità nei mercati più vicini e più stabili innovando e se necessario ripensando i propri prodotti. L’innovazione, anche radicale, può venire in particolare dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale, tentando di cogliere occasioni offerte dai momenti di cambiamento. Allo stesso tempo possono esserci nuove opportunità anche su mercati lontani e non ancora presidiati: penso all’Asia, in particolare l’India e il Sud est asiatico, il Vietnam, le Filippine, il Giappone dove avremo anche l’occasione dell’EXPO, sino all’Australia e al Sud America e all’Africa, un continente su cui c’è tanto lavoro da fare per far conoscere il Made in Italy. Naturalmente nella prospettiva che i nostri principali mercati di riferimento, dagli USA alla Germania, oggi complessi per ragioni differenti, possano ricominciare a contribuire alla crescita delle nostre esportazioni.
Tornando al nostro Paese, per favorire la crescita si possono mettere in campo a costo zero diversi interventi di semplificazione a livello nazionale e regionale, da quelli ambientali a quelli legati all’attuazione delle misure di agevolazione come Industria 5.0. In Emilia-Romagna – conclude la Presidente – per incrementare la produzione e l’autoconsumo di energia dobbiamo consentire a tutte le aziende di investire in modo rapido e semplificato nella produzione di fonti rinnovabili. Rispetto al bilancio regionale, l’aumento dell’Irap è un intervento molto duro, che appare in contrasto con la visione di un’Emilia-Romagna manifatturiera che vuole attrarre nuove imprese. Per la competitività del nostro territorio sono fondamentali un sistema sanitario e di welfare moderno, efficiente ed organizzato, come anche un trasporto pubblico all’altezza di una regione avanzata. Vorremmo però, a fronte di un incremento così importante del carico fiscale, condividere obiettivi e strategie con cui utilizzare queste risorse, affinché la manovra sia un vero investimento sul futuro della società regionale e non solo la copertura di spesa corrente».
Alla rilevazione hanno partecipato 351 imprese dell’Emilia-Romagna appartenenti ai settori manifatturiero e servizi, per un totale di circa 39 mila addetti, un fatturato complessivo di circa 13 miliardi di euro.
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