NOTA DAL CSC 13 FEBBRAIO 2025 | LA NUOVA POLITICA COMMERCIALE DEGLI STATI UNITI: SCENARI, SETTORI E PRODOTTI PIÙ A RISCHIO
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NOTA DAL CSC 13 FEBBRAIO 2025 | LA NUOVA POLITICA COMMERCIALE DEGLI STATI UNITI: SCENARI, SETTORI E PRODOTTI PIÙ A RISCHIO
L'America First Trade Policy della seconda amministrazione Trump si annuncia più aggressiva e imprevedibile dell’approccio adottato nel primo mandato. Obiettivi e strumenti delle politiche USA travalicano l’ambito commerciale, per includere temi di sicurezza nazionale e geopolitica: riduzione delle dipendenze dall’estero, difesa dell’industria, rafforzamento della leadership nelle nuove tecnologie.
Gli impatti dei dazi sui singoli settori produttivi italiani ed europei, secondo la Nota del Centro Studi Confindustria del 13 febbraio 2025, non sono facili da determinare. Dipenderanno da molti fattori: la distribuzione dei dazi per paese/prodotto, l’aliquota e la durata dei dazi, l’elasticità della domanda al prezzo dei prodotti, la reazione del tasso di cambio - che può compensare dei dazi contenuti - e l’esposizione ai dazi dei partner commerciali.
Per l’Italia e l’Europa si prefigurano considerevoli rischi, accanto, tuttavia, ad alcune opportunità, in termini di quote di mercato potenzialmente contendibili nel mercato USA liberate dal decoupling con la Cina.
Andremo incontro a una riconfigurazione dei flussi di scambio bilaterali e a una revisione delle catene di fornitura su scala globale. Un problema anche per i flussi intra-company, che nel caso degli USA riguardano molte imprese multinazionali. Unitamente agli incentivi già messi in piedi dall’amministrazione Biden, i dazi incentiveranno la rilocalizzazione negli USA di alcune filiere strategiche.
Va tenuto presente che il mercato statunitense ha offerto il contributo più elevato in assoluto alla crescita dell’export italiano dal pre-Covid.
Altro effetto sicuro è quello derivante dalla forte incertezza che deriva da questa situazione che frena gli scambi e gli investimenti con inevitabili effetti sulla crescita mondiale.
Un caveat: i primi settori per esposizione, surplus e strategicità dei prodotti secondo la logica USA di sicurezza economica, per l’Europa, sono quelli della chimica e del farmaceutico, quest’ultimo in particolare per l’Italia. I solidi legami produttivi tra le due sponde dell’Atlantico potrebbero essere un deterrente alla rincorsa tariffaria: oltre il 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche UE nei paesi extra-Ue è diretto negli USA; la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane sfiorano il 90%.
In conclusione, sarà cruciale avviare trattative con l’Amministrazione Trump per conciliare le esigenze reciproche. Ma è ancora più essenziale accrescere l’attrattività europea riducendo i vincoli al business e avviando una vera politica industriale per evitare deflussi di capitali verso gli Stati Uniti, che è ciò che sta già accadendo.
L’analisi di Confindustria Emilia-Romagna sottolinea come gli Stati Uniti rivestano una importanza crescente per il sistema industriale regionale. Nel 2024 gli USA hanno superato la Germania e sono diventati il primo mercato di destinazione dell’export dell’Emilia-Romagna, con un valore che supera ormai i 10,5 miliardi di euro annui.
Vai alla Nota integrale del CSC-Centro Studi Confindustria
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