RAPPORTO EMILIA-ROMAGNA DELLA BANCA D'ITALIA - NOVEMBRE 2023
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RAPPORTO EMILIA-ROMAGNA DELLA BANCA D'ITALIA - NOVEMBRE 2023
SINTESI STAMPA
15 novembre 2023 - Nei primi sei mesi dell'anno in corso l'attività economica in Emilia-Romagna ha rallentato, in linea con quanto accaduto nel resto del Paese. L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia mostra un aumento tendenziale del prodotto dell'1,2 per cento, un valore in linea con la media nazionale ma ampiamente inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2022. Dopo un primo trimestre ancora vivace, il quadro congiunturale è sensibilmente peggiorato nei mesi primaverili.
L'alluvione che ha colpito la regione a maggio scorso avrebbe avuto un impatto rilevante sul settore primario: circa un terzo delle superfici coltivate è stato interessato da frane e allagamenti. I dati sulle assunzioni nette mostrano effetti negativi nel bimestre maggio-giugno solo nel settore agricolo.
Nell'industria la produzione del primo semestre è rimasta sui livelli dell'anno precedente; l'attività ha risentito del calo delle esportazioni in termini reali, sulle quali ha gravato la frenata del commercio mondiale. L'espansione del settore edile si è attenuata, risentendo della rimodulazione degli incentivi fiscali che avevano spinto fortemente il comparto nell'ultimo biennio. Anche l'attività nel terziario ha rallentato, soprattutto per l'esaurirsi della fase di recupero iniziata con l'uscita dalla pandemia; alla crescita dei comparti legati al turismo si è contrapposto un calo nel commercio.
L'occupazione e le ore lavorate hanno continuato ad aumentare; il ricorso alle misure di integrazione salariale è ulteriormente diminuito. Il tasso di disoccupazione si è assestato su livelli molto contenuti nel confronto storico. Nonostante le migliori condizioni sul mercato del lavoro, i consumi hanno significativamente rallentato: l'elevata inflazione, sebbene in riduzione, ha eroso il potere di acquisto delle famiglie.
La situazione economica delle imprese è risultata complessivamente favorevole: la quota di aziende che prevede di chiudere l'esercizio in utile si è attestata sui livelli storicamente elevati dell'anno precedente. La liquidità del settore produttivo è rimasta abbondante. Il credito bancario è diminuito, condizionato dagli effetti della restrizione monetaria e dalle minori necessità di finanziamento degli investimenti. Anche i prestiti alle famiglie hanno risentito dell'aumento del costo dell'indebitamento, registrando un rallentamento; i mutui per l'acquisto di abitazioni erogati nei primi sei mesi sono sensibilmente diminuiti, in concomitanza con la flessione delle transazioni immobiliari. La qualità del credito non ha subito variazioni di rilievo: il tasso di rischiosità dei prestiti è rimasto su livelli molto contenuti.
Gli indicatori disponibili suggeriscono che la fase di debolezza sia proseguita anche nel terzo trimestre. Le persistenti tensioni geopolitiche, aggravate dalle ultime vicende in Medio Oriente, e l'inasprimento monetario condizionano le aspettative di crescita delle imprese che appaiono improntate all'incertezza. Nel settore manifatturiero le previsioni formulate per i mesi finali dell'anno in corso e gli inizi del prossimo appaiono leggermente più favorevoli rispetto a quelle dei servizi. Per il comparto delle costruzioni l'incertezza è legata anche all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che non ha ancora pienamente dispiegato i suoi effetti.